Esempio di incontaminato paesaggio toscano, quello di Pian di Scò spazia dai boschi di faggi alle colline terrazzate da ulivi, agli ordinati vitigni.Caratteristica paesaggistica unica è la presenza nella frazione Faella di calanchi o balze, dai tipici riflessi rossastri, fenomeni erosivi dei Pliocene che hanno fatto affiorare resti fossili.
L'origine del nome Pian di Scò è controversa: secondo alcuni deriverebbe da Pian di Resco, dal nome dei torrente che scorre vicino al Paese, secondo altri da Aesculus, quercia sacra a Giove.
Il trascorso storico di Pian di Scò è collegato alla Pieve Romanica di Santa Maria a Scò.
Con la soppressione delle leghe del contado da parte del granduca Pietro Leopoldo nel 1774, entrò nella Comunità di Castelfranco, anche se mantenne documenti civili e religiosi separati solo nel XIX secolo, a seguito di un riordinamento amministrativo della nostra Regione per l'occupazione napoleonica, che gli abitanti di Pian di Scò videro esaudito un loro antico desiderio ed ottennero la propria autonomia dal vicino Comune di Castelfranco.
L'antico borgo medievale, vissuto e sviluppatosi intorno alla Pieve, divenne nel 1809 la Comunità di Pian di Scò, che ebbe pertanto un suo capo o Maire, ed un proprio consiglio municipale, formato dai proprietari e contadini del luogo.
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